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17. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

BIENNALE DI VENEZIA 17. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

How will we live together?

Programmata come da tradizione a fine maggio, in seguito all’emergenza Coronavirus, la Biennale di Venezia ha comunicato le nuove date della 17 Mostra Internazionale di Architettura 2020. 

Quest’anno la Mostra sarà aperta al pubblico da sabato 29 agosto a domenica 29 novembre, con pre apertura nei giorni di giovedì 27 e venerdì 28 agosto.

TITOLO: How will we live together? 

CURATORE: Hashim Sarkis 

PRESIDENTE: Roberto Cicutto

114 i partecipanti in concorso provenienti da 46 paesi, con una rappresentanza crescente da Africa, America Latina e Asia. 

65 le Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia

3 i paesi presenti per la prima volta alla Biennale Architettura: Grenada, Iraq Uzbekistan

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Direzione Generale Creatività contemporanea, sarà a cura di Alessandro Melis

Oltre ai partecipanti invitati, la Biennale Architettura 2020 comprende Stations + Cohabitats, ricerche fuori concorso sui temi della Mostra sviluppate da ricercatori di università di tutto il mondo. 

Organizzata in cinque scale tra Arsenale e Padiglione Centrale ai Giardini, la Mostra presenta anche grandi installazioni collegate a ognuna delle cinque scale che si disporranno negli spazi esterni dell’Arsenale e dei Giardini. 

Cinque architetti e un fotografo di architettura sono infine gli autori del progetto dedicato al gioco a Forte Marghera, che si chiamerà: “How will we play together?

Quello della Biennale Architettura sta diventando, con il passare degli anni, uno degli appuntamenti più attesi del fitto calendario di eventi cittadino, con un richiamo internazionale di notevole importanza. 

Una domanda si fa sempre più centrale: 

Quali vantaggi sociali possono derivare dalla presenza dell’Architettura? 

Secondo il presidente uscente della Biennale, Paolo Baratta:

“L’architettura ci fa individui più consapevoli, ci aiuta a essere non solo consumatori, ma cittadini, ci stimola a considerare gli effetti indiretti delle nostre azioni, ci aiuta a comprendere meglio l’importanza dei beni pubblici e dei beni gratuiti. Ci aiuta a sviluppare una visione del welfare più completa.”

E’ per questo che mi vorrei soffermare sul titolo della Mostra di quest’anno, titolo che trovo forte e più che mai di attualità: How will we live together? 

Interessanti a proposito le parole del curatore, l’architetto libanese Hashim Sarkis, che riporto qui di seguito: 

“Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali vivere generosamente insieme: 

  • insieme come esseri umani che, malgrado il crescente individualismo, desiderano connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e in quello reale; 
  • insieme come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; 
  • insieme come comunità emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale; 
  • insieme oltrepassando i confini politici per immaginare nuove geografie associative; 
  • insieme come pianeta intento ad affrontare delle crisi che richiedono un’azione globale affinché si possa continuare a vivere. 

Il tema della Biennale Architettura 2020 è il suo stesso titolo. Il titolo è una domanda. La domanda è aperta:  

How: parla di approcci pratici e soluzioni concrete, evidenziando il primato della risoluzione dei problemi nel pensiero architettonico.  

Will: segnala lo sguardo verso il futuro, ma ricerca anche visione e determinazione, attingendo al potere dell’immaginario architettonico.  

We: sta per la prima persona plurale, è quindi un termine inclusivo (di altri popoli, di altre specie) e richiama una comprensione più empatica dell’architettura.

Live: significa non solo esistere ma anche prosperare, fiorire, abitare ed esprimere la vita, attingendo dall’ottimismo intrinseco dell’architettura.  

Together: implica azioni collettive, beni comuni, valori universali, evidenziando come l’architettura sia una forma collettiva ma anche una forma di espressione.  

?: Indica una domanda aperta, non retorica, che cerca (molte) risposte, celebra la pluralità di valori attraverso l’architettura e nell’architettura stessa.  

La domanda “How will we live together?” è allo stesso tempo antica e urgente. È una domanda tanto sociale e politica quanto spaziale. Aristotele, quando si pose questa domanda per definire la politica, propose il modello di città. Ogni generazione se la pone rispondendo in modo diverso. Recentemente le norme sociali in rapida evoluzione, la crescente polarizzazione politica, i cambiamenti climatici e le grandi disuguaglianze globali ci fanno porre questa domanda in maniera più urgente e su piani diversi rispetto al passato. Parallelamente, la debolezza dei modelli politici proposti oggi ci costringe a mettere lo spazio al primo posto e, forse come Aristotele, a guardare al modo in cui l’architettura dà forma all’abitazione come potenziale modello di come potremmo vivere insieme. “

Sempre secondo Sarkis, si va quindi verso un rinnovato impegno attivo per l’architettura:

“La Biennale Architettura 2020 è motivata dai nuovi problemi che il mondo pone all’architettura, ma si ispira anche all’attivismo emergente di giovani architetti e alle revisioni radicali proposte dalla pratica dell’architettura per affrontare queste sfide. 

Gli architetti sono coloro che chiamano a raccolta i diretti interessati. Questo è inerente al lavoro che fanno gli architetti. Gli architetti riassumono i diversi settori, coordinano le diverse professioni e li rappresentano al cliente. Sono i custodi del contratto. Ma oltre a questo, l’architettura suggerisce possibili organizzazioni sociali attraverso il modo in cui dispone, isola e collega gli spazi. L’architettura modella anche i monumenti, i ricordi e le espressioni di società e gruppi, creando un linguaggio comune attraverso il quale discutere e comunicare esperienze e culture.  

Gli architetti oggi stanno ripensando gli strumenti a loro disposizione per affrontare i problemi complessi in questione. Stanno anche estendendo il tavolo ad altri professionisti e ai cittadini. Per assumere concretamente le responsabilità che gli vengono presentate, gli architetti stanno dilatando uno dei loro ruoli più importanti, quello di chiamare a raccolta altre forme di competenza ed espressione.  

Ma più che mai, gli architetti sono chiamati a proporre alternative. Come cittadini, impegniamo le nostre capacità di sintesi per riunire le persone attorno alla risoluzione di problemi complessi. Come artisti, sfidiamo l’immobilismo che deriva dall’insicurezza di chiedere “Cosa succederebbe se?”. E infine come costruttori, attingiamo dal profondo del nostro inesauribile ottimismo. 

La convergenza di ruoli in questi tempi nebulosi non può che rendere più forte la nostra missione e, speriamo, più bella la nostra architettura. “

Come accennato precedentemente, la Biennale Architettura 2020 è organizzata in cinque scale, tre in Arsenale e due al Padiglione Centrale. I progetti spaziano dall’analitico al concettuale, dallo sperimentale al collaudato e all’ampiamente diffuso. 

Scala 1: Among Diverse Beings (Arsenale) 

Progettare per Nuovi Corpi: affrontare i cambiamenti nella percezione e concezione del corpo umano. 

Vivere con gli Altri Esseri: mettere in primo piano l’empatia e l’impegno nei confronti di altri esseri. 

Scala 2: As New Households (Arsenale) 

Servire nuove realtà demografiche: rispondere ai cambiamenti della composizione delle famiglie e alla loro densità. 

Abitare la nuova tettonica: esplorare le tecnologie per costruire alloggi innovativi. 

Vivere Indipendentemente Insieme: espandere le potenzialità del condominio come una  tipologia abitativa collettiva.

Scala 3: As Emerging Communities (Arsenale) 

Impegnarsi in varie forme di senso civico: studiare nuovi modi in cui le comunità si possono organizzare nello spazio. 

Riequipaggiare la società: proporre nuove forme di attrezzatura sociale (parchi, scuole, ospedali…). 

Riunirsi a Venezia: immaginare il futuro della città. 

Coabitare: mostrare come viviamo insieme… ad Addis Abeba, nel campo per rifugiati di Al Azraq a Beirut, a Hong Kong, nei corridoi India-Pakistan, nell’insediamento abusivo di Lagos, a New York, a Pristina e nella zona di Rio-San Paolo. 

Scala 4: Across Borders (Giardini, Padiglione Centrale) 

Superare il divario urbano-rurale: mitigare le crescenti differenze sociali ed economiche tra le città globali e le aree interne. 

Collegare il Levante: negoziare le forti divisioni politiche nella regione del Levante. 

Colmare le infrastrutture: capire come la progettazione infrastrutturale possa fornire nuove connessioni trans-regionali.

Proteggere i beni comuni globali: portare l’immaginario architettonico verso tesori in via di estinzione come i Poli, l’Amazzonia, gli oceani, la regione indo-pacifica e l’aria. 

Scala 5: As One Planet (Giardini, Padiglione Centrale) 

Fare mondi: anticipare e calibrare il futuro del pianeta. 

Unire le Nazioni: celebrare il 75. anniversario delle Nazioni Unite, rivedendone e ampliandone lo scopo spaziale. 

Cambiare i progetti per il cambiamento climatico: presentare soluzioni per far fronte al riscaldamento globale. 

Spazio della rete: collegamenti tra la Terra e lo spazio. 

LA BIENNALE E’ ANCHE…

WEEKENDS ON ARCHITECTURE

Weekends on Architecture integrano il programma della 17. Mostra attraverso una serie di conferenze e incontri con architetti, studiosi e professionisti di tutto il mondo che cercheranno di rispondere alla domanda How will we live together?

Tra ottobre e novembre 2020 saranno organizzati tre weekend per sei appuntamenti, in ogni incontro si discuterà di due argomenti ispirati alle questioni ricorrenti nei progetti dei partecipanti: 

– le nuove sfide che il cambiamento climatico pone all’architettura; 

– il ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane; 

– le nuove tecniche di ricostruzione; 

– le forme mutevoli dell’edilizia collettiva in tutto il mondo; 

– l’architettura dell’educazione e l’educazione dell’architetto; 

– il rapporto tra curatela e architettura. 

BIENNALE SESSIONS

Progetto dedicato alle Università, alle Accademie e agli Istituti di Formazione Superiore. L’obiettivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratuitamente e assistenza all’organizzazione del viaggio e soggiorno. 

EDUCATIONAL

Anche per il 2020 è prevista un’ampia offerta che si rivolge a singoli e gruppi di studenti, bambini, adulti, famiglie, professionisti, aziende e università. Tutte le iniziative puntano sul coinvolgimento attivo dei partecipanti e sono condotte da operatori selezionati e formati dalla Biennale e si suddividono in Percorsi Guidati e Attività di Laboratorio. 

OFFERTA EDITORIALE

Il catalogo ufficiale, dal titolo How will we live together?, è composto di due volumi.

Il Volume I, a cura di Hashim Sarkis, è dedicato alla Mostra Internazionale. 

Il Volume II è dedicato alle Partecipazioni Nazionali e agli Eventi Collaterali. 

La Guida della Mostra è studiata editorialmente per accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo. 

La proposta editoriale è arricchita da due volumi in lingua inglese, dal titolo Cohabitats ed Expansions, che riflettono sui temi sviluppati dalla Mostra. 

WEB & SOCIAL

Sito web ufficiale della Biennale Architettura 2020 – www.labiennale.org 

Hashtag – #BiennaleArchitettura2020 #HowWillWeLiveTogether 

Facebook – La Biennale di Venezia

Twitter – @la_Biennale 

Instagram – labiennale 

Youtube – BiennaleChannel 

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LESSICO VENEZIANO II

Lessico veneziano – parte seconda: in giro per calli, campi e canali

Terminato il nostro bacaro tour, passiamo al lessico toponomastico, forse più noto e molto interessante per capire il funzionamento della città e un po’ della sua storia. 

Venezia ha spesso attinto da lingue come il latino, il francese o l’arabo per esprimere la propria toponomastica anche se molti termini sono rimasti in dialetto. 

Le differenze con le altre città sono comunque tante e saltano subito all’occhio non appena si arriva nella città lagunare. 

Innanzitutto per la numerazione. I numeri anagrafici sono progressivi e non sono divisi in pari e dispari (i pari da un lato della strada e i dispari dall’altro). 

A Venezia è infatti in uso un vecchio sistema civico austriaco, introdotto tra il 1797 e 1805 e si parla di numerazione civica a insulario.

I numeri non terminano con il finire della strada, ma proseguono per tutta l’estensione del sestiere. Se ti perdi dimentica mappe e GPS, solo qualcuno del posto ti può aiutare. 

E’ inoltre possibile che tu ti imbatta in “vie”, o meglio calli, che abbiano lo stesso nome, quindi  quando cerchi un luogo o hai appuntamento con qualcuno, è importante farti precisare il sestiere in cui si trova il luogo che stai cercando o farti indicare il “campo” più vicino. 

E i nomi delle strade dove sono indicati? 

Su dei cartelli stradali o su targhe di marmo o di metallo fissate al muro o in cima a pali, mi risponderai. E no! A Venezia troverai qualcosa di più artistico e poetico, il NIZIOLETO: letteralmente significa piccolo lenzuolo. I nomi delle località sono scritti direttamente sui muri, entro rettangoli di malta dipinta di bianco con la calce e contornati da una riga nera. 

Ma ecco nel dettaglio i nomi che sentirai più di frequente. 

Questo elenco non è esaustivo, ma spero possa aiutarti a prendere dimestichezza con alcuni termini e perché no, a toglierti qualche curiosità.

SESTIERE: quartiere; fin dai tempi antichi Venezia è stata divisa in sei parti. Esistono infatti sei sestieri, tre per ogni sponda del Canal Grande: 

Cannaregio: così denominato perché sviluppatosi in una zona paludosa dove erano frequenti i canneti; viene considerato uno dei più autentici della città; 

San Marco: prende il nome dall’omonima basilica; 

Castello (detto anche “Olivolo”): ha preso il nome da un fortilizio ormai scomparso attorno a cui si è sviluppata l’area. E’ il sestiere più grande e popolato.

Dall’altro lato del Canal Grande abbiamo:

Dorsoduro: probabilmente il suo nome richiama le compatte dune di sabbia di questa zona; 

San Polo: prende il nome dalla chiesa di San Polo, è al centro di Venezia e in questo sestiere si svolge il famoso mercato del pesce;

Santa Croce: prende il nome dalla demolita chiesa di Santa Croce e comprende anche Piazzale Roma, il Tronchetto e la Stazione Marittima.

Queste suddivisioni non esauriscono la zona storica che costituisce la città di Venezia. 

Le isole della Giudecca fanno parte del sestiere di Dorsoduro, l’isola di San Giorgio Maggiore fa parte del sestiere di San Marco e l’isola di San Michele, sede del cimitero cittadino, di Castello. 

L’indirizzo di un’abitazione o di qualsiasi luogo è definito quindi dal Sestiere e dal numero civico. Ad esempio, il nostro bed-and-breakfast si trova a Cannaregio 5107. 

Se si vuole essere più precisi, è possibile poi precisare la calle. 

CALLE: il termine deriva dal latino “callis” che vuol dire sentiero, viottolo. 

A Venezia indica una strada lunga e per lo più stretta. Ce ne sono addirittura di strettissime, dove è consentito il passaggio di una sola persona. 

Nel post “Venezia vista dall’acqua”, Marco e Rachele consigliano di raggiungere Calle Varisco, a quanto pare tra le più strette di Venezia. La sua larghezza? 53 cm. 

I nomi delle calli vengono spesso riferiti ai lavori che venivano eseguiti lungo queste strade, così troviamo: 

calle del Pestrin: artigiani che lavoravano  e vendevano il latte e i suoi derivati, 

calle del Pistor: fornaio, 

calle del Tagiapiera: artigiani che lavoravano di scalpello per lisciare e rifinire la pietra e scolpire gli elementi decorativi lapidei,  

calle dei botteri: costruttori di botti e bottiglie ecc., 

oppure fanno riferimento ad un altare o un capitello, come calle del Cristocalle della Madonna, calle del Paradiso

oppure ancora prendono il nome della famiglia nobiliare che abitava in quella zona, come calle Dolfincalle Vallaressocalle Cavalli … o per un fatto accaduto di grande rilievo, come calle del Perdon o calle dei Assassini.

Calle si usa normalmente anche in Spagna ed assume lo stesso significato. 

Altre varianti sono “calletta”, “calle lunga” e “calle larga”. 

A Venezia esistono oltre 3000 “calli” ed esse rappresentano la vera struttura indispensabile per la viabilità.

FONDAMENTA: la strada che costeggia un canale e che ha anche funzione di fondamenta per gli edifici che vi sorgono. Alcune fondamenta prendono il nome di rive. 

Esse hanno sempre disponibili degli approdi per le imbarcazioni. Mi piace immaginare le fondamenta come il simbolo della convivenza tra terra e mare.

CANALE: la via d’acqua, percorribile con una barca a remi o a motore. Essi possono essere costeggiati da rive o da palazzi. I più noti sono il Canal Grande, il Canale di Cannaregio o quello della Giudecca.

CAMPO: in un’altra città parleremmo di piazza. Nei tempi antichi i campi si presentavano ricoperti d’erba e spesso vi pascolavano pecore e cavalli. Alcune volte erano il sagrato delle chiese e vi avvenivano le sepolture. 

Solo più tardi i campi vennero selciati assumendo così l’aspetto che vediamo al giorno d’oggi. Ai tempi della Serenissima in ogni campo c’era almeno una vera da pozzo dalla quale si poteva attingere acqua potabile per uso domestico. 

CAMPIELLO: è un campo più piccolo, oltre ad essere il nome del famoso premio letterario la cui premiazione avviene ogni anno all’interno del Cortile di Palazzo Ducale nel mese di settembre.

SOTOPORTEGO: sottoportico, pezzo di via che si trova al di sotto delle abitazioni. 

CORTE: il termine deriva da cortile. Si tratta di una piccola piazza circondata da case e ha solo un’entrata. La corte può avere uno sbocco sul canale; al centro è possibile trovarvi una vera da pozzo.

Gli appassionati di Corto Maltese ricorderanno Corte Sconta (cioè nascosta) detta Arcana menzionata in “Favola di Venezia”. Altro non è che Corte Botera, un intimo angolo di Venezia vicino alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Ma questa è un’altra storia …. 

Finto nizioleto presente nel giardino dell’Osteria Corte Sconta

CA’: sta per casa. I veneziani utilizzavano solitamente questa abbreviazione per indicare le case delle famiglie nobili. 

Per citarne alcune: Ca’ d’Oro, sede della Galleria Franchetti o Ca’ Foscari sede dell’Università.

FONTEGO: il termine deriva dall’arabo funduq, ossia deposito per le merci. 

Il Fontego era un grande edificio dove venivano conservate le merci. I fondaci pubblici stoccavano farina e miglio, mentre altri furono destinati ai Turchi e ai Tedeschi per facilitare i loro commerci. 

Il Fontego dei Tedeschi è forse oggi quello più noto in quanto sede di uno store di lusso, a pochi passi dal ponte di Rialto, e dotato di una bella terrazza da cui si può approfittare di una vista stupenda della città. 

L’interno del Fontego dei Tedeschi

LISTA: La liste erano delle strade localizzate nelle vicinanze di un’ambasciata straniera. 

In questo modo veniva delimitato il tratto in cui i diplomatici potevano godere di particolari immunità. La più famosa? Lista di Spagna, che trovi alla tua sinistra, non appena si esce dalla stazione Santa Lucia, in direzione della Strada Nuova.

MERCERIA: strada fiancheggiata da numerosi negozi. Oggi indica la via più animata di Venezia, le Mercerie, che unisce Piazza San Marco a Rialto, dove è possibile trovare numerose boutique di lusso.

PISCINA: erano stagni usati originariamente per l’esercizio del nuoto o della pesca. Queste zone furono interrate per consentire la costruzione di edifici e per facilitare il transito alle persone.

RAMO: la stradina che si dirama da una calle principale. Esso può congiungere due strade ma anche un campo; talvolta il ramo non ha via d’uscita.

RIO: Piccolo canale; ce ne sono oltre 400 e sono delle vie d’acqua, usate per i trasporti di cose e persone.

RIO TERA’: rio interrato, la strada che si otteneva in seguito all’interramento di un canale. Molti rii furono interrati specialmente nell’ottocento. Al di sotto spesso vi scorre ancora l’acqua dell’antico canale.

RUGA: il termine “ruga” deriverebbe dal francese “rue” e indica una strada fiancheggiata su ambo i lati da negozi e abitazioni. 

SALIZZADA: erano così chiamate le strade più larghe, e anche le prime a essere lastricate da pietre, i masegni. Prima di venire selciate, anticamente tutte le vie della città erano in terra battuta.

MASEGNI: blocco di pietra intagliato in modo da farne un elemento della pavimentazione. 

I masegni utilizzati per pavimentare le calli di Venezia furono estratti dapprima dalle cave di pietra d’Istria a Rovingo in Istria; poi si passò alla trachite euganea estratta a Montemerlo in provincia di Padova. Furono utilizzati nel Settecento per sostituire la pavimentazione più antica di mattoni in cotto a spina di pesce: questa pavimentazione è ancora visibile nel campo antistante alla chiesa della Madonna dell’Orto. Ogni masegno pesa all’incirca 40 kg. 

Una bella passeggiata, non trovi? Spero tu abbia preso scarpe comode con te: è la prima cosa da mettere in valigia quando si parte per Venezia. Ricorda: Venezia la si scopre a piedi come una piacevole sorpresa. Per il resto, lascia fare, è la strada che ti condurrà. Non aver paura di perderti a Venezia, è solo così che scoprirai la sua anima.

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“AQUA GRANDA”

L’espressione acqua alta o “aqua granda” in veneziano, si riferisce convenzionalmente alla marea che supera il valore di 80 cm sopra lo zero mareografico.

A questa quota le parti più basse della città di Venezia vengono sommerse dall’acqua di marea.


Fino alla quota di +80 cm un’alta marea à giudicata normale: solo lo 0,1% dei percorsi pubblici si allaga. Se l’acqua alta supera i 110cm si definisce “marea sostenuta”, oltre questa misura siamo in presenza di un’alta marea eccezionale. 


Il punto più basso della città è il nartece o vestibolo della Basilica di San Marco, che si trova a quota +63 cm. 


L’acqua alta a Venezia (alta marea) è un fenomeno che interessa la città solitamente nella stagione autunnale / invernale quando la marea astronomica, il vento di scirocco, il fenomeno della sessa in Adriatico – o tutti questi elementi insieme – determinano un maggior afflusso di acqua nella laguna di Venezia. 


L’acqua alta non viene portata in città da un fiume o da un torrente in piena: quindi non si tratta di un’alluvione ma di un fenomeno naturale di avvicendamento delle maree: arriva infatti dal mare. L’acqua, pertanto, invade la città salendo con lentezza dai canali. Questa fase dura, di norma, alcune ore. Una volta raggiunto il picco massimo (che dura comunque poche ore) l’acqua inizia a defluire fino a lasciare, come unica traccia, le strade bagnate come quando piove. 

In caso di acqua alta è importante seguire alcune regole comportamentali, ne riportiamo alcune suggerite dall’Associazione Veneziana Albergatori:

1) L’acqua alta non è pericolosa, è un fenomeno naturale che da sempre si verifica a Venezia periodicamente, soprattutto nella stagione autunnale-invernale. In questo periodo può succedere che solo in alcuni giorni si verifichi il fenomeno dell’acqua alta, spesso con un livello che interessa solo le parti più basse della città (Piazza San Marco). Una marea eccezionale (>= 140 cm) si presenta, statisticamente, 1 volta ogni 3 anni. 

2) Quando è prevista l’acqua alta è consigliato munirsi di stivali in gomma alti almeno fino al ginocchio. E’ fortemente sconsigliato camminare a piedi nudi o in ciabatte. I vaporetti continuano il servizio modificando, a volte, alcuni percorsi, ma garantendo comunque l’accesso a quasi tutta la città.

3) Il Comune di Venezia predispone passerelle nelle vie principali della città: in questo modo si può visitare la città senza problemi. Piccolo suggerimento personale: le passerelle vanno usate per passare da un punto all’altro; vi attirerete sicuramente le ira di un veneziano se sostate a lungo e in gruppo per scattare delle foto !!!

4) Sulle passerelle tenere sempre la destra ed evitare di fermarsi improvvisamente


5) Le sirene di avviso suoneranno per segnalare una marea superiore a 110 cm (sul livello medio del mare)

6) La marea viene annunciata in anticipo ed è possibile monitorare le informazioni presenti sul sito del Comune o l’App Hi!Tide Venezia o tramite sms inviati a quanti si iscrivono all’apposito servizio informativo del Centro Maree comunale

7) La marea non è costante durante la giornata, ma sale per 6 ore e poi scende per 6 ore; generalmente il picco di marea non dura più di un paio d’ore. 

 

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IL LATO POSITIVO DELLE COSE

Il 29 ottobre 2018 siamo stati toccati da un’eccezionale acqua alta (160 cm) come non si vedeva da anni.

Stupore, panico, addirittura paura in alcuni momenti, ma soprattutto una sensazione di impotenza.

Rassicurare gli ospiti presenti in struttura, informarli sull’andamento della situazione, restare in attesa, lasciare fare alla natura …

La parte più difficile da gestire è stata sicuramente, a posteriori, la comunicazione con chi invece sarebbe ancora dovuto arrivare a Venezia. Anche a giorni o settimane di distanza da questo evento così particolare, la domanda degli ospiti in arrivo era sempre la stessa: “Venezia è sott’acqua? E’ completamente inondata, vero? Abbiamo visto le immagini in TV e pensavamo di annullare il soggiorno … Cos’è l’acqua alta? Come funziona la marea?”

E’ da questa esperienza, in un certo senso “negativa”, che purtroppo si è ripetuta anche quest’anno, che è nata l’idea di questo blog: rispondere, nel limite del possibile, alle domande e alle curiosità di chi vuole vivere Venezia per un breve o lungo periodo, e provare a raccontare questa meravigliosa e unica città: i suoi tempi, le sue dinamiche, le sue storie …

Vogliamo mostrarvi una Venezia viva e che vive, sempre in movimento. 

Darvi così la possibilità di vivere Venezia da dentro, con l’aiuto di veneziani doc e non, perché sono i punti di vista diversi che aiutano ad avere alla fine una visione globale delle cose.

Chi la racconterà? Chi a Venezia ci è nato e non la lascerebbe per tutto l’oro del mondo, chi è stato adottato da Venezia e chi a Venezia è solo di passaggio: Venezia, d’altro canto, è stata da sempre un crocevia, un luogo di scambio e tolleranza, patria dell’arte, l’arca della civiltà della pace.

Una città che mette alla prova, che prende tanta energia ma che sa restituire calma e una bellezza in grado di stordire. Insomma, una città che non lascia indifferenti.

Esploratela con noi e non esitate a dirci qual è la vostra Venezia.

Ovviamente vi parleremo anche di noi, dei nostri appartamenti e del nostro bed-and-breakfast, soprattutto attraverso le domande che i nostri ospiti costantemente ci rivolgono e alle quali tentiamo di rispondere.


E se avete bisogno di consigli o di un aiuto per preparare e organizzare il vostro soggiorno a Venezia, non esitate a contattarci. Saremo lieti di contribuire a rendere la vostra permanenza davvero unica.