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LESSICO VENEZIANO II

Lessico veneziano – parte seconda: in giro per calli, campi e canali

Terminato il nostro bacaro tour, passiamo al lessico toponomastico, forse più noto e molto interessante per capire il funzionamento della città e un po’ della sua storia. 

Venezia ha spesso attinto da lingue come il latino, il francese o l’arabo per esprimere la propria toponomastica anche se molti termini sono rimasti in dialetto. 

Le differenze con le altre città sono comunque tante e saltano subito all’occhio non appena si arriva nella città lagunare. 

Innanzitutto per la numerazione. I numeri anagrafici sono progressivi e non sono divisi in pari e dispari (i pari da un lato della strada e i dispari dall’altro). 

A Venezia è infatti in uso un vecchio sistema civico austriaco, introdotto tra il 1797 e 1805 e si parla di numerazione civica a insulario.

I numeri non terminano con il finire della strada, ma proseguono per tutta l’estensione del sestiere. Se ti perdi dimentica mappe e GPS, solo qualcuno del posto ti può aiutare. 

E’ inoltre possibile che tu ti imbatta in “vie”, o meglio calli, che abbiano lo stesso nome, quindi  quando cerchi un luogo o hai appuntamento con qualcuno, è importante farti precisare il sestiere in cui si trova il luogo che stai cercando o farti indicare il “campo” più vicino. 

E i nomi delle strade dove sono indicati? 

Su dei cartelli stradali o su targhe di marmo o di metallo fissate al muro o in cima a pali, mi risponderai. E no! A Venezia troverai qualcosa di più artistico e poetico, il NIZIOLETO: letteralmente significa piccolo lenzuolo. I nomi delle località sono scritti direttamente sui muri, entro rettangoli di malta dipinta di bianco con la calce e contornati da una riga nera. 

Ma ecco nel dettaglio i nomi che sentirai più di frequente. 

Questo elenco non è esaustivo, ma spero possa aiutarti a prendere dimestichezza con alcuni termini e perché no, a toglierti qualche curiosità.

SESTIERE: quartiere; fin dai tempi antichi Venezia è stata divisa in sei parti. Esistono infatti sei sestieri, tre per ogni sponda del Canal Grande: 

Cannaregio: così denominato perché sviluppatosi in una zona paludosa dove erano frequenti i canneti; viene considerato uno dei più autentici della città; 

San Marco: prende il nome dall’omonima basilica; 

Castello (detto anche “Olivolo”): ha preso il nome da un fortilizio ormai scomparso attorno a cui si è sviluppata l’area. E’ il sestiere più grande e popolato.

Dall’altro lato del Canal Grande abbiamo:

Dorsoduro: probabilmente il suo nome richiama le compatte dune di sabbia di questa zona; 

San Polo: prende il nome dalla chiesa di San Polo, è al centro di Venezia e in questo sestiere si svolge il famoso mercato del pesce;

Santa Croce: prende il nome dalla demolita chiesa di Santa Croce e comprende anche Piazzale Roma, il Tronchetto e la Stazione Marittima.

Queste suddivisioni non esauriscono la zona storica che costituisce la città di Venezia. 

Le isole della Giudecca fanno parte del sestiere di Dorsoduro, l’isola di San Giorgio Maggiore fa parte del sestiere di San Marco e l’isola di San Michele, sede del cimitero cittadino, di Castello. 

L’indirizzo di un’abitazione o di qualsiasi luogo è definito quindi dal Sestiere e dal numero civico. Ad esempio, il nostro bed-and-breakfast si trova a Cannaregio 5107. 

Se si vuole essere più precisi, è possibile poi precisare la calle. 

CALLE: il termine deriva dal latino “callis” che vuol dire sentiero, viottolo. 

A Venezia indica una strada lunga e per lo più stretta. Ce ne sono addirittura di strettissime, dove è consentito il passaggio di una sola persona. 

Nel post “Venezia vista dall’acqua”, Marco e Rachele consigliano di raggiungere Calle Varisco, a quanto pare tra le più strette di Venezia. La sua larghezza? 53 cm. 

I nomi delle calli vengono spesso riferiti ai lavori che venivano eseguiti lungo queste strade, così troviamo: 

calle del Pestrin: artigiani che lavoravano  e vendevano il latte e i suoi derivati, 

calle del Pistor: fornaio, 

calle del Tagiapiera: artigiani che lavoravano di scalpello per lisciare e rifinire la pietra e scolpire gli elementi decorativi lapidei,  

calle dei botteri: costruttori di botti e bottiglie ecc., 

oppure fanno riferimento ad un altare o un capitello, come calle del Cristocalle della Madonna, calle del Paradiso

oppure ancora prendono il nome della famiglia nobiliare che abitava in quella zona, come calle Dolfincalle Vallaressocalle Cavalli … o per un fatto accaduto di grande rilievo, come calle del Perdon o calle dei Assassini.

Calle si usa normalmente anche in Spagna ed assume lo stesso significato. 

Altre varianti sono “calletta”, “calle lunga” e “calle larga”. 

A Venezia esistono oltre 3000 “calli” ed esse rappresentano la vera struttura indispensabile per la viabilità.

FONDAMENTA: la strada che costeggia un canale e che ha anche funzione di fondamenta per gli edifici che vi sorgono. Alcune fondamenta prendono il nome di rive. 

Esse hanno sempre disponibili degli approdi per le imbarcazioni. Mi piace immaginare le fondamenta come il simbolo della convivenza tra terra e mare.

CANALE: la via d’acqua, percorribile con una barca a remi o a motore. Essi possono essere costeggiati da rive o da palazzi. I più noti sono il Canal Grande, il Canale di Cannaregio o quello della Giudecca.

CAMPO: in un’altra città parleremmo di piazza. Nei tempi antichi i campi si presentavano ricoperti d’erba e spesso vi pascolavano pecore e cavalli. Alcune volte erano il sagrato delle chiese e vi avvenivano le sepolture. 

Solo più tardi i campi vennero selciati assumendo così l’aspetto che vediamo al giorno d’oggi. Ai tempi della Serenissima in ogni campo c’era almeno una vera da pozzo dalla quale si poteva attingere acqua potabile per uso domestico. 

CAMPIELLO: è un campo più piccolo, oltre ad essere il nome del famoso premio letterario la cui premiazione avviene ogni anno all’interno del Cortile di Palazzo Ducale nel mese di settembre.

SOTOPORTEGO: sottoportico, pezzo di via che si trova al di sotto delle abitazioni. 

CORTE: il termine deriva da cortile. Si tratta di una piccola piazza circondata da case e ha solo un’entrata. La corte può avere uno sbocco sul canale; al centro è possibile trovarvi una vera da pozzo.

Gli appassionati di Corto Maltese ricorderanno Corte Sconta (cioè nascosta) detta Arcana menzionata in “Favola di Venezia”. Altro non è che Corte Botera, un intimo angolo di Venezia vicino alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Ma questa è un’altra storia …. 

Finto nizioleto presente nel giardino dell’Osteria Corte Sconta

CA’: sta per casa. I veneziani utilizzavano solitamente questa abbreviazione per indicare le case delle famiglie nobili. 

Per citarne alcune: Ca’ d’Oro, sede della Galleria Franchetti o Ca’ Foscari sede dell’Università.

FONTEGO: il termine deriva dall’arabo funduq, ossia deposito per le merci. 

Il Fontego era un grande edificio dove venivano conservate le merci. I fondaci pubblici stoccavano farina e miglio, mentre altri furono destinati ai Turchi e ai Tedeschi per facilitare i loro commerci. 

Il Fontego dei Tedeschi è forse oggi quello più noto in quanto sede di uno store di lusso, a pochi passi dal ponte di Rialto, e dotato di una bella terrazza da cui si può approfittare di una vista stupenda della città. 

L’interno del Fontego dei Tedeschi

LISTA: La liste erano delle strade localizzate nelle vicinanze di un’ambasciata straniera. 

In questo modo veniva delimitato il tratto in cui i diplomatici potevano godere di particolari immunità. La più famosa? Lista di Spagna, che trovi alla tua sinistra, non appena si esce dalla stazione Santa Lucia, in direzione della Strada Nuova.

MERCERIA: strada fiancheggiata da numerosi negozi. Oggi indica la via più animata di Venezia, le Mercerie, che unisce Piazza San Marco a Rialto, dove è possibile trovare numerose boutique di lusso.

PISCINA: erano stagni usati originariamente per l’esercizio del nuoto o della pesca. Queste zone furono interrate per consentire la costruzione di edifici e per facilitare il transito alle persone.

RAMO: la stradina che si dirama da una calle principale. Esso può congiungere due strade ma anche un campo; talvolta il ramo non ha via d’uscita.

RIO: Piccolo canale; ce ne sono oltre 400 e sono delle vie d’acqua, usate per i trasporti di cose e persone.

RIO TERA’: rio interrato, la strada che si otteneva in seguito all’interramento di un canale. Molti rii furono interrati specialmente nell’ottocento. Al di sotto spesso vi scorre ancora l’acqua dell’antico canale.

RUGA: il termine “ruga” deriverebbe dal francese “rue” e indica una strada fiancheggiata su ambo i lati da negozi e abitazioni. 

SALIZZADA: erano così chiamate le strade più larghe, e anche le prime a essere lastricate da pietre, i masegni. Prima di venire selciate, anticamente tutte le vie della città erano in terra battuta.

MASEGNI: blocco di pietra intagliato in modo da farne un elemento della pavimentazione. 

I masegni utilizzati per pavimentare le calli di Venezia furono estratti dapprima dalle cave di pietra d’Istria a Rovingo in Istria; poi si passò alla trachite euganea estratta a Montemerlo in provincia di Padova. Furono utilizzati nel Settecento per sostituire la pavimentazione più antica di mattoni in cotto a spina di pesce: questa pavimentazione è ancora visibile nel campo antistante alla chiesa della Madonna dell’Orto. Ogni masegno pesa all’incirca 40 kg. 

Una bella passeggiata, non trovi? Spero tu abbia preso scarpe comode con te: è la prima cosa da mettere in valigia quando si parte per Venezia. Ricorda: Venezia la si scopre a piedi come una piacevole sorpresa. Per il resto, lascia fare, è la strada che ti condurrà. Non aver paura di perderti a Venezia, è solo così che scoprirai la sua anima.

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LESSICO VENEZIANO

Lessico veneziano – parte prima: bacari, cicheti & Co.

Visitare e soggiornare a Venezia porta a familiarizzare e a prendere dimestichezza con un certo lessico e con alcuni vocaboli (di toponomastica e non) che sono propri alla città e che non ritroviamo altrove. 

Me ne rendo conto soprattutto al momento del check-in con i nostri ospiti. 

Io, non veneziana, mi sono appropriata di certe parole o espressioni che oggi uso naturalmente, ma che non sono così scontate per chi mi ascolta.

Ecco qui una rapida carrellata delle parole più utilizzate e che sono sicura sentirai e utilizzerai durante la tua permanenza… mi raccomando prendi nota!

Sarà forse l’ora in cui sto scrivendo questo post, o la primavera che avanza, ma mi viene spontaneo iniziare dal linguaggio più prettamente “culinario”. 

Se ripenso al momento del check-in con i nostri ospiti, una delle prime domande che mi sento rivolgere è: 

Mi consiglieresti un posto dove mangiare qualcosa di buono, di locale e di non eccessivamente costoso ? 

Risposta: vieni qua che ci penso io! Cioè, siediti, prendi mappa e penna e apri bene le orecchie. Ti farò scoprire un mondo! 

Ed è così che inizio a sciorinare un po’ di termini. 

BACARO: Per me i bàcari sono i posti più belli della città ! Il nome “bàcaro” deriva da Bacco, dio del vino. E’ un tipo di osteria a carattere popolare, dove si trova una vasta scelta di vini in calice e piccoli spuntini.

Il locale è spesso di piccole dimensioni, con pochi posti a sedere. Un lungo bancone vetrinato la fa da padrone, in cui sono esposti i prodotti da degustare. 

Luce soffusa, musica in sottofondo, arredamento semplice, con mobili in legno (quindi con colore prevalentemente marrone); può sembrare un po’ “old style” rispetto ai bar moderni a cui si è abituati, ma si tratta semplicemente dello stile veneziano. 

L’atmosfera è indescrivibile. Alla fine sono le persone che frequentano certi locali che fanno il locale! Ci si ritrova per un aperitivo, che poi diventano due, tre … insomma, si può semplicemente sostare per un saluto e un brindisi o lasciarsi prendere la mano e fare serata. 

E’ bellissimo durante le sere primaverili o estive sorseggiare qualcosa al di fuori del locale e chiacchierare con chi sta intorno, che lo si conosca o no. D’altronde a Venezia si sa, tutto nasce lungo la strada, dagli incontri e dalle improvvisazioni. 

Il tempo si ferma; esiste solo Venezia. 

I Bacari che consiglio di solito? Dipende ovviamente dalla zona in cui ci si trova.

In zona Rialto mi piace dirigermi sul campo dell’Erbaria (vicino al mercato del pesce, per intenderci) con una sosta in particolare “All’Arco” (dove si sta rigorosamente in piedi) o alla Cantina do Spade (ottimo anche per una cena).

Altrimenti, dopo aver attraversato il Ponte di Rialto e aver preso la direzione della Salizada San Lio, puoi provare l’Osteria Al Portego: pochi posti all’interno, ma si può stare comodamente fuori … sotto il portico. 

Un altro posto magico è rappresentato dalla Fondamenta della Misericordia: il punto di ritrovo e di festa dei veneziani. E’ un’esperienza da vivere assolutamente. 

Lungo la fondamenta si trovano tanti locali, alcuni propongono anche musica dal vivo. 

Top: Al Timon (ottima anche la carne se si vuole cenare) e Vino Vero dove troverai una fantastica selezione di vini, ma lasciati consigliare dai titolari e non te ne pentirai.

Se invece sei in zona Biennale, anche sulla via Garibaldi troverai un’ampia scelta di bacari. Colpo di fulmine per la Salvmeria dove Bruno e Giorgio, con garbo e simpatia, sapranno sicuramente accontentare il palato più esigente.


Non posso non citare l’Osteria da Filo, a pochi passi dal bellissimo campo San Giacomo dell’Orio. E’ stato forse il primo bacaro che ho conosciuto a Venezia. Ricordo che l’arredamento mi aveva subito colpito, un po’ vintage, un po’ bohémien, addirittura con uno spazio lettura con tanto di divanetti, sempre pieno di ragazzi, e soprattutto tanta musica dal vivo! 

ANDARE PER BACARI: passare da un bàcaro all’altro … quasi come se non ci fosse un domani. Scherzo, ma quando la compagnia è buona e ci si ritrova in una bella serata primaverile o estiva, non si contano più le ore e succede spesso che si cambi locale, per raggiungere altri amici o semplicemente per la voglia di cambiare posto o quartiere. 

Il bàcaro tour (l’andar per bacari) è ora addirittura una delle attività proposte da molte guide turistiche e che tanti visitatori chiedono non solo per gustare e conoscere le specialità locali ma anche per scoprire le bellezze della città attraverso i diversi sestieri. 

Può essere una valida alternativa per scoprire la città, non trovi? Soprattutto se sei in compagnia di una guida accreditata o di una persona del posto.

CICHETI: assaggi di pietanze tipiche. 

Per facilitare la comprensione di questa parola con i nostri ospiti li definisco “piccole tapas veneziane”. 

Il loro termine deriva dal latino ciccus, che letteralmente significa “piccola quantità”. 

Si tratta di un piccolo assaggio di pesce, di carne o salume spesso appoggiati su una fetta di pane o accompagnati da una fettina di polenta. 

I prezzi di ogni cichèto variano dai 2€ ai 3€. Si accompagnano divinamente a un bicchiere di spritz, di vino o prosecco. 

I miei preferiti? Le polpette di tonno, le sarde in saor, le uova sode con l’acciuga e i crostini di pane con il baccalà mantecato

Davide invece adora i bovoeti e la milza, soprattutto quella preparata all’Osteria Ruga di Jaffa, a pochi passi da Campo Santa Maria Formosa. 

Sono posizionati in quel lungo bancone vetrinato di cui parlavo prima: un vero tripudio di colori e sapori. Non c’è che l’imbarazzo della scelta! 

Ora si parla di “finger food” … ma noi preferiamo chiamarli con il loro nome di sempre, Cicheti! 

Uova sode con olive e acciughe

OMBRA DE VIN: se ben ricordo (a furia di tutti questi aperitivi non so più cosa scrivo) la leggenda narra che in passato il vino venisse servito in piazza San Marco da venditori ambulanti. Questi erano soliti seguire l’ombra del Campanile affinché il vino rimanesse fresco. Da qui l’uso di chiamare il bicchiere di vino “ombra”. 

Potete quindi chiedere un’ombra o un’ombra de vin e vi verrà servito un piccolissimo calice di vino. 

Se prima vi ho citato l’espressione “andar per bacari”, potete sentire anche “andar per ombre”.

SPRITZ: ormai questa parola ha varcato i confini nazionali. 

E’ l’aperitivo che contraddistingue Venezia. 

Un’altra domanda che i miei ospiti mi rivolgono infatti è: “Dove posso bere un buon spritz”? 

Questo aperitivo pensate nasce nella zona del Triveneto nell’800, ai tempi della dominazione asburgica. Comandanti, gendarmi e soldati austro-ungarici erano poco abituati alle alte gradazioni alcoliche dei vini veneti, perciò per ammorbidire il loro sapore li allungavano con l’acqua, più precisamente “spruzzavano” acqua nei loro bicchieri. Il termine “spritz“, infatti, deriva dal termine tedesco “spritzen“, che vuol dire “spruzzare”.

È con l’arrivo del seltz, e quindi di un modo per gassare anche l’acqua, che ci si avvicina all’attuale miscela, che prevede, oltre ad una spruzzata di acqua gassata, vino bianco o prosecco ed un bitter alcolico a scelta. 

AperolCampariSelect o Cynar sono quelli più utilizzati e, proprio questi, conferiscono alla bevanda le inconfondibili sfumature arancio-rossastre, immancabilmente accompagnata da fetta d’arancia ed oliva verde. 

E mi raccomando: diffida di chi non ti propone l’oliva!!! (E un po’ di patatine, aggiungerei). 

Tutti i bar e i bacari preparano lo spritz. Lo puoi chiedere con del prosecco o con del vino bianco fermo.

Dopo una giornata trascorsa a passeggiare e a visitare la città, può essere piacevole sorseggiare un bicchiere di spritz alla Serra dei Giardini (uno dei miei luoghi preferiti in città) nei pressi di via Garibaldi o se vuoi concederti un piccolo lusso, senza strafare, puoi accomodarti al bar del caffè Florian in Piazza San Marco (il bancone del bar si trova tutto in fondo al locale). Ovviamente pagherai più che in un altro bar ma sarai in uno dei caffè più famosi e antichi al mondo! 

Consiglio: lo spritz è fresco e si beve facilmente soprattutto d’estate. E’ vero che a Venezia non si guida, ma non strafare e bevi in maniera responsabile! Già al secondo giro ti assicuro che gli effetti si fanno sentire.  

Detto questo: alla salute! 

Un bicchiere di prosecco alla Salvmeria

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BUILDING BRIDGES – COSTRUIRE PONTI

RICORDI

L’arte è la base ultima per la riflessione, per l’espressione individuale, per la libertà e per le domande fondamentali. L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di sopra e al di là delle tendenze e degli interessi personali. 

Rappresenta un’alternativa inequivocabile all’individualismo e all’indifferenza. Il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista sono più cruciali che in passato nell’ambito dei dibattiti contemporanei. 

È all’interno e attraverso queste iniziative individuali che prende forma il mondo di domani, che sebbene sicuramente incerto, è spesso meglio intuito dagli artisti.

Christine Macel

In questi giorni di isolamento forzato è fondamentale pensare a cose positive, che fanno bene al cuore e alla mente. 

La presenza dei propri cari, di un cane o un gatto, la lettura di un buon libro o l’ascolto di musica tengono sicuramente compagnia e riempiono le giornate, ma ci sono anche i ricordi. 

Sarà anche per la violenza di questa situazione che penso spesso, e quasi mi aggrappo, ad un’opera che mi ha molto colpito, soprattutto per il suo significato: BUILDING BRIDGES dello scultore Lorenzo Quinn. L’ho visitata proprio un anno fa, in una bellissima giornata di maggio.

Dalla fermata del vaporetto Celestia, era possibile raggiungere l’opera a piedi, attraversando la passerella che costeggia le mura dell’Arsenale. 

Un percorso nel percorso. 

Passerella che dalla fermata Celestia porta alle tese dell’Arsenale ©Alessandra Amoroso

L’opera è stata infatti installata in una conca adiacente all’ingresso dell’Arsenale, un complesso di cantieri navali del XII secolo nel sestiere di Castello; una zona molto interessante di Venezia poco nota e visitata. 

Venezia aveva già avuto modo di conoscere Lorenzo Quinn attraverso la sua opera SUPPORT, due grandi mani che spuntavano fuori dall’acqua del Canal Grande per “sostenere” i lati dell’hotel Ca Sagredo, con lo scopo di porre l’attenzione sulla sempre più attuale problematica del riscaldamento globale. 

Support – Lorenzo Quinn ©Alessandra Amoroso

Le mani rappresenterebbero il ruolo che ognuno di noi può avere nel sostenere o meno un patrimonio unico come quello della città di Venezia e, in uno sguardo più ampio, l’intero pianeta.

In concomitanza con la 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Building Bridges è un’installazione temporanea composta da sei coppie di mani “di pietra” monumentali che vanno dai 9 ai 12 metri di altezza e dai 19 ai 26 metri di larghezza. 

Sei paia di mani che si collegano in arcate svettanti come se fossero congelate nel tempo. Unendo le cime, le mani imitano le volte di una cattedrale che punta verso il cielo, mentre grandi frammenti di luce solare trafiggono gli spazi vuoti tra di loro.

Un’opera potente, possente che celebra i sei valori universali dell’umanità e che simboleggia i nostri bisogni e desideri comuni.

Amicizia, per il nostro futuro insieme; 

Fede, per confidare nel proprio cuore e nella propria autostima; 

Aiuto, per costruire relazioni durature; 

Amore, lo scopo fondamentale della nostra esistenza; 

Speranza di perseverare nel tempo; 

Saggezza, per decisioni reciprocamente vantaggiose. 

Insomma, tutto ciò di cui oggi sentiamo particolarmente il bisogno.

Le mani congiunte simboleggiano la nostra comunanza, ciò che condividiamo e la nostra capacità di unirci ponendo l’accento sul superamento delle differenze in tutti gli aspetti della vita – geograficamente, spiritualmente, filosoficamente, culturalmente ed emotivamente. 

Le mani suggeriscono la necessità di un contatto oltre l’interesse personale, la ricerca della collaborazione umana e dell’unità. Quinn li usa per comunicare emozioni complesse attraverso un lessico di gesti e tatto, riflettendo un ethos di connessione e scambio attraverso il linguaggio dell’arte.

Considerata la sua storia, penso che Venezia sia stata la città ideale per ospitare quest’opera. Usando l’Arsenale come sito per l’installazione, inoltre, l’opera richiama una connessione con la città e la sua storia di grande potenza commerciale in Europa. 

Venezia città patrimonio dell’umanità, Venezia città di ponti (architettonici, commerciali, relazionali), Venezia con i suoi visitatori provenienti da tutto il mondo, luogo perfetto per trasmettere e diffondere il messaggio di unità che collega società, paesi, comunità e individui. 

Mano nella mano per un futuro unito.

Mani che si toccano, mani che si intrecciano, mani che si sostengono, mani che ricevono, mani che accolgono. 

Oggi non è possibile, possiamo solo immaginare l’effetto che fa, il bene che fa. 

Ritorneremo a intrecciare le nostre mani, più forte di prima. Presto. 

Restiamo umani, restiamo uniti. Arte, bellezza e gentilezza ci salveranno. 

visitare Venezia

VENEZIA VISTA DALL’ACQUA: UN GIRO IN BARCA CON MARCO E RACHELE

LA PASSIONE PER LA LAGUNA

Oggi ho incontrato Rachele e Marco, due veneziani doc amanti della laguna … una passione che mettono a disposizione di quanti la vogliono scoprire e che hanno trasformato in un vero e proprio lavoro con la creazione di  Venice tour by boat

A bordo del loro nuovissimo taxi, propongono una serie di itinerari che permettono di scoprire luoghi della laguna veneziana, accessibili solo con una barca privata e con l’aiuto di un veneziano esperto.

Una conversazione a più voci che ha rappresentato l’occasione per fare una carrellata dei tour proposti, scoprire meglio la laguna e parlare un po’ di Venezia e della sua fragilità.

Volete prenotare uno dei loro tour e scoprire la laguna a bordo di una barca? Contattate Marco e Rachele e non dimenticatevi del codice promozionale AleTiffany …

A questo punto non mi resta che augurarvi buona navigazione!

D: Ciao ragazzi, potete presentarvi? 

R: Io sono Marco, sono il capitano della barca. La nostra ditta si chiama Venice tour by boat ed è nata circa 7 anni fa. 

Cerchiamo di dare alle persone un servizio diverso da quello che può essere il classico giro in gondola, che si limita a far conoscere la Venezia turistica. Noi miriamo a far scoprire una Venezia più nascosta. Con me c’è sempre mia moglie Rachele, che è anche mia socia e mia assistente.

Io sono Rachele, anch’io veneziana doc. Come Marco desidero mostrare al meglio Venezia, mi occupo dell’accoglienza dei clienti e durante la navigazione cerco di dare più informazioni possibili sulla laguna, spiegando la storia delle isole, di Venezia, delle usanze locali, mettendo l’accento su aspetti diversi, e fare tutto ciò navigando tra la laguna è semplicemente meraviglioso. Ci sono dei posti che non si conoscono ed è bello farli scoprire agli altri.

Marco: abbiamo constatato che la maggior parte dei visitatori che arriva a Venezia conosce Murano, Burano e Torcello. Per me invece una delle isole più belle e che merita di essere conosciuta è Sant’Erasmo con le sue campagne, dove si possono ancora trovare le usanze di una volta e prodotti artigianali. 

Rachele: tante volte mi capita che navigando le persone vedono le barene e non riescono a capire cosa siano. Allora comincio a raccontare com’è nata Venezia, dalle palafitte …e infatti rimangono molto sorpresi.

Marco: spesso il turista che viene qui vede Venezia fatta e finita, ma se non vede le barene non ha la percezione da dove tutto abbia avuto inizio, da dove derivi tutto questo splendore. Venezia è una piccola perla, tutto ha avuto inizio dal fango. 

Venezia è molta fatica, ingegno per cercare di strapparla dal mare. 

In molti non sanno che il Lido sia un’isola artificiale e non si rendono conto che possono vedere sia la barena artificiale che quella naturale. Alla fine del tour sono molto più arricchiti. Accompagnandoli in laguna e facendoli entrare poi nel bacino di San Marco facciamo notare loro la differenza del moto ondoso, che diventa molto più importante ovviamente nel bacino di San Marco, mentre in laguna c’è meno passaggio, l’acqua è piatta. 

Si parla tanto di grandi navi ma per me bisognerebbe rivoluzionare le barche piccole. 

Le grandi navi fanno altri malanni, ma le barche piccole rappresentano quella goccetta che batte costantemente sulla riva e te la mangia fino a creare quei disastri che conosciamo. 

Forse solo i veneziani si rendono conto di certe cose, soprattutto ora che c’è bassa marea; se osserviamo le fondamenta si vedono veri e propri buchi, perché taxi, alilaguna, barche con una certa stazza portano via tutto. 

D: Com’è nata la vostra ditta e l’idea di far conoscere Venezia da una barca?

In realtà siamo maestri d’arte, dei designer, abbiamo una ditta a Murano tutt’ora in attività. Abbiamo avuto l’idea di lavorare nel turismo in seguito ad una vacanza in Grecia dove avevamo prenotato le classiche gite turistiche organizzate. 

Non eravamo rimasti per niente soddisfatti dall’organizzazione di questi tour e al nostro rientro ci siamo detti “perché non creare qualcosa di diverso a Venezia dal classico giro in taxi o in gondola”? 

E da lì, un po’ alla volta, ci siamo fatti la nostra clientela, ci siamo fatti strada; siamo molto soddisfatti perché ora abbiamo clienti che ritornano o che ci mandano amici, famigliari.

Rachele: Marco è nato sulla barca, è sempre uscito in barca con il papà, ha fatto la guardia costiera, ama il mare, mentre a me piace molto stare in contatto con le persone, quindi abbiamo provato.

Marco: noi abbiamo voluto approcciarci in maniera diversa, curando i clienti e questo ha pagato.

Rachele: è bello vedere la gente contenta alla fine di un tour, ci ringraziano, ci abbracciano … dicono che è stata l’esperienza clou della giornata. Li trattiamo bene, cerchiamo di farli sentire in famiglia.

Marco: oltre al giro turistico, diamo anche alcune dritte su dove andare a mangiare, dove andare a comprare prodotti artigianali locali ecc. Va al di fuori della nostra proposta, ma vediamo che la gente apprezza. Sappiamo quanto sia difficile muoversi a Venezia, è un labirinto, devi sapere dove andare e non trovare la fregatura. 

Rachele: ci immedesimiamo nel turista; ci mettiamo nei panni dei clienti visto che anche noi, quando siamo all’estero, gradiremmo ricevere un’accoglienza al top.

D: Potete descrivere uno dei vostri tour ?

Marco: un tour simpatico che si presta soprattutto a famiglie con bambini, è la caccia al tesoro in laguna. E’ un tour che ci siamo inventati dal nulla e che unisce l’utile al dilettevole. I genitori possono ammirare le bellezze della laguna, le isole, mentre il bambino diventa un piccolo capitano. Non appena sale a bordo gli viene consegnata una mappa e man mano che proseguiamo nel percorso, deve riconoscere determinati indizi che trova sulla mappa, per arrivare appunto al tesoro. Alla fine riceve un regalino, è una vera e propria avventura. 

Il bambino corre il rischio di annoiarsi a Venezia, mentre il giro in barca lo incuriosisce e ha la possibilità di imparare divertendosi. E’ un gioco che può andare bene fino ai 7 – 8 anni. 

Per fare qualche esempio: gli facciamo riconoscere un sottomarino e poi gli raccontiamo la sua storia, il nome che porta ecc. Andando verso Burano chiediamo di riconoscere il campanile storto e ne spieghiamo il motivo … sono quei piccoli input che permettono di far imparare un po’ di storia della città.

Rachele: per chi è più avventuroso o ama la fotografia, li portiamo verso le barene, fuori da Venezia, per vedere le oche, i cigni, i cormorani. Purtroppo questo tour è poco richiesto ma tutti quelli che ho accompagnato sono rimasti a bocca aperta … non ci si aspetta tutta questa ricchezza dalla laguna. 

Marco: un altro tour molto interessante  è intitolato I colori della vita durante il quale accompagniamo le persone a disegnare le nature morte, portandoli in quei posti in cui si accede solo con barca privata. 

Infine, un altro tour bello, ideale per le coppie o per chi viene a Venezia per la prima volta, è il tour del tramonto. Dura un’oretta e mezzo. Carichiamo i nostri clienti alle Fondamente Nove, costeggiamo la laguna nord, li portiamo verso l’Arsenale, l’isola della Certosa e alle Vignole, dove è presente la chiesa più piccola d’Italia. Navigando passiamo davanti al Lido, ci dirigiamo poi verso San Lazzaro degli Armeni, San Servolo per arrivare infine nel bacino di San Marco; per le coppie è fantastico perché arriviamo al momento del tramonto e si possono ammirare dei colori spettacolari. 

D: E questa nuova barca? So che si è trattato di un cambiamento e un investimento molto importante per voi. 

Sì, si tratta di una barca nuova, avrà 3 o 4 mesi, è un classico taxi veneziano, abbiamo apportato un po’ di modifiche perché a noi serve per i giri turistici e non per fare servizio taxi. Abbiamo alzato di qualche centimetro la cabina in modo da poter entrare più agevolmente. Abbiamo aperto tutto il tettuccio, tipo limousine, quindi se uno vuole può rimanere in piedi a fotografare. Qualora invece ci sia un po’ di brezza o se si desidera un po’ di privacy, si può rimanere seduti sui divanetti. La barca ha tutti gli optional; oltre all’impianto stereo, è presente anche il riscaldamento per l’inverno. 

Ha la scaletta per fare il bagno (non in laguna!!), divanetti comodi, è molto spaziosa. 

La barca viene divisa in 3 sezioni: la zona di prua dove sono presenti i gradini sui quali abbiamo fatto mettere dei cuscini, per poterli utilizzare come seggiolini. 

La parte interna ha 4 salottini e il divanetto dietro che viene chiuso da dalle porte. In questo modo qualora uno non voglia mischiarsi con altre persone ma ha il piacere di fare comunque una gita turistica low cost, riesce ad avere la propria privacy. 

Un altro dettaglio particolare è rappresentato dal colore dei divanetti: abbiamo scelto il color Tiffany.

Crediamo sia l’unica barca in laguna ad avere questi colori così sgargianti, estivi. 

E’ stato sicuramente un azzardo, chiedono tanta manutenzione e ti diremo tra qualche anno se abbiamo fatto la scelta giusta.

Abbiamo anche un’altra barca, il “work around”, che è il classico open, con la consolle di guida al centro e divanetti davanti e dietro. Resta una barca elegante ma essendo tutta aperta è ideale per il periodo estivo e sconsigliata nel periodo invernale. 

D: La nuova barca ha un nome? 

No, deve ancora venire fuori. E’ la barca che decide e che tira fuori il nome.; ci dirà lei come vorrà farsi chiamare. L’altra barca storica di cui ti abbiamo appena parlato si chiama One Night. 

D: Mi chiedo sempre: Venezia, perché? Perché secondo me Venezia è una scelta: si sceglie di venirci a vivere, si sceglie di restare … 

Marco: domanda bella, complessa… perché venire? Perché è una città unica al mondo, che si gira tutta a piedi. Sembra scontato per noi veneziani ma venire a Venezia e non muoversi in macchina ha un suo perché. Ci si muove sull’acqua e non sotto, come per altre città può essere l’uso della metropolitana… 

Perché restare ? Perché non è una città vecchia come pensano in molti, è una città difficile. Devi restare sempre giovane a Venezia perché se inizi ad avere difficoltà a camminare e a fare i ponti, la terra ferma è sicuramente la soluzione ideale.

Ai nostri clienti consiglio sempre di perdersi, di scegliere un posticino che sia il loro, così avranno qualcosa in più da raccontare. 

Rachele: non potrei pensare a un’altra città che non sia Venezia. Nonostante sia nata qui riesco ancora a meravigliarmi. 

Marco: inoltre è una delle poche città ad essere ancora sicura, si può rientrare da soli la sera senza problemi, per fortuna non c’è criminalità. 

D: quali sono i vostri posti del cuore? Se doveste consigliare un posto da visitare, dove accompagnereste i vostri clienti? 

Marco: poco distante da qui si trova la calle più piccola di Venezia dove porto tutti i miei amici: si tratta della calletta Varisco, nei pressi di Campo Widmann. 

Fuori da Venezia invece consiglierei l’isola di Carbonera, l’isola più bella in assoluto e che adoro, ma bisogna avere una barca privata per potervi accedere. Su quest’isola negli anni 30 era presente un vecchio hotel ora in disuso. Esiste ancora una terrazza con una vista stupenda, che permette di vedere fino alle bocche di porto, Burano … lascia senza fiato.

Rachele: per me a Venezia Cannaregio resta la zona più bella in assoluto, con la Misericordia, il ghetto, con i suoi bacari uno dietro l’altro. Adoro anche la chiesa della Salute e le Zattere in generale, per una passeggiata o gustare un buon gelato.

D: Un’ultima domanda da non veneziana. Qual è la vostra definizione di venezianità? 

Per noi è quella voglia di non arrendersi, di combattere. 

Fuori Venezia è tutto più semplice: si prende la macchina e si va a fare la spesa; qui devi calcolare tutto, fare chilometri a piedi. Venezia è il tuo personal trainer, è quella che ti tiene in forma e che ti dà la voglia di muoverti. 

Venezianità è sprint … essere sempre reattivi. E’ l’evolversi sempre. 

Curiosità

Barene: le barene sono terreni tipici delle lagune, periodicamente sommersi dalle maree. Sono attraversate da canaletti naturali, detti ghebi, e ricoprono una notevole superficie della laguna di Venezia, soprattutto nelle zone nord e sud. 

Esse rappresentano un piccolo paradiso per molte specie di uccelli e per un raro ecosistema di piante resistenti all’ambiente salino. 

Questi habitat inoltre, sono sì delicati, ma portano importanti benefici all’uomo: ad esempio, favoriscono la biodiversità, moderano correnti e moto ondoso, supportano attività economiche come pesca ed eco-turismo, oltre a possedere un’elevata valenza paesaggistica.

Bassa marea: sentiamo spesso parlare di alta marea, ma è presente anche il fenomeno inverso, cioè della bassa marea, cioè la fase in cui il livello del mare si trova al di sotto della media a causa di attrazioni gravitazionali di corpi esterni 

musica, visitare Venezia

I LUOGHI DEL CUORE

Non c’è posto, scorcio, angolo in questa città che lascia indifferenti. Meraviglie in ogni luogo, purtroppo a volte mangiate dal tempo, dall’abbandono o in attesa di un’idea o di una mano generosa che intervenga per riportarli a nuova vita.

Nonostante tutto, ci sono comunque luoghi che per determinati motivi entrano nel cuore e vi trovano un posto speciale.

A Venezia io ne ho trovati diversi e ve li racconterò strada facendo.

Il primo è senza dubbio il Casino Zane, oggi noto come Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française. Questo luogo racchiude in sé tanti elementi: è un tipico palazzo veneziano, è un progetto, un’idea, è un giardino armonioso, è un’équipe motivata, è coraggio, è rischio e in un certo senso anche una promessa d’amore.

Perchè mi è tanto caro? Perché ha rappresentato il mio debutto veneziano, in quanto vi ho lavorato per 4 intensi anni.

Ma andiamo per ordine

Innanzitutto: Casino Zane … ma cosa sono i casini?

I casini (da piccola casa) o i ridotti (da ridursi, cioè recarsi, incontrarsi) erano piccole stanze o appartamenti dediti al divertimento, alla pratica delle arti, come la musica o la poesia, al gioco e all’intrattenimento di vario tipo. 


Più intimi e facili da riscaldare rispetto alle sale dei palazzi, nascono dalla necessità di ovviare ai divieti imposti dal Governo della Serenissima per limitare il gioco d’azzardo e, quando ancora bar e locali pubblici non esistevano, permettevano di poter continuare a divertirsi anche a tarda sera dopo il teatro. 


Col tempo divennero un vero e proprio status symbol e nel 1744 se ne contano ben 118. 

Oggi, purtroppo sono pochissimi quelli ancora visitabili.  

Insomma, un concentrato di bellezza, talenti e tecniche artistiche in un solo e se vogliamo … piccolo spazio!

Ma ritorniamo al Palazzetto Bru Zane.

La storia

Il Palazzetto Zane era uno dei tanti casini presenti a Venezia.

Situato nel sestiere di San Polo, a pochi passi dalla Basilica dei Frari, il casino Zane venne fatto costruire sul finire del XVII secolo per volontà di Marino Zane, uomo colto e dal gusto raffinato, membro di una delle famiglie più importanti della città. 


Marino affidò ad Antonio Gaspari, allievo dell’illustre architetto Baldassarre Longhena (a cui si deve la realizzazione della Basilica Santa Maria della Salute), la costruzione di un “casino-biblioteca” col fine di realizzare un luogo intimo e raccolto, distinto dai saloni di rappresentanza dell’abitazione di famiglia, l’adiacente Palazzo Zane, oggi sede dell’istituto tecnico Livio Sanudo.

Nasce così un piccolo gioiello dell’architettura veneziana, dedito a feste, incontri e soprattutto all’ascolto della musica. Si dice, infatti, che la figlia di Marino Zane amasse suonare il violino.

Per conoscere nel dettaglio la storia di questo luogo, vi consiglio di partecipare a una delle visite guidate gratuite proposte ogni giovedì pomeriggio.

Ricordo ancora molto bene la mia prima volta al Palazzetto Bru Zane: era una tiepida mattina di dicembre del 2011 e mi sarei dovuta presentare per un colloquio di lavoro. Varcato il portone di ingresso, attraversai un piccolo giardino (magnifico durante la fioritura del glicine). Ebbi subito l’impulso di entrare in punta di piedi, quasi per non disturbare i vari putti posizionati alla mia sinistra. Una vera da pozzo al centro, subito calma e silenzio non appena chiusi il portone dietro di me. 


Una volta all’interno del palazzetto, notai subito la sua architettura che riprende il tipico assetto del portego veneziano, composto da un’ala centrale di grandi dimensioni, da cui partono le altre stanze adibite a casino.

Intravidi un secondo ingresso costituito da una graziosa porta d’acqua e, sulla destra, un pavimento di marmi gialli, verdi e rossi attirò la mia attenzione. Notai un altro ingresso con affaccio su quello che doveva essere il giardino che separava il casino dal Palazzo Zane e una graziosa scala che porta al salone centrale, dove si dice abbia suonato Mozart durante il suo viaggio a Venezia nel carnevale del 1771.

Istintivamente alzai lo sguardo verso l’alto, ed ecco il primo colpo di grazia! 

Rimasi letteralmente incantata dall’affresco presente sul soffitto, incastonato in una cornice di stucchi e festoni: Il Tempo che rapisce la Verità del pittore bellunese Sebastiano Ricci. 


Salii al primo piano visitando l’elegante salone, il cuore del Palazzetto, ora una magnifica sala da concerto che si apre su due piani. Proseguii quindi al piano superiore lungo la balconata, a quanto pare attribuita ad Andrea Brustolon, detto il “Michelangelo del legno”. 


Dopo averne ammirato la lavorazione, puntai naso e occhi verso un altro affresco del Ricci: Ercole tra la Gloria e la Virtù sul soffitto a volta della sala principale.

Nel corso dei 4 anni che seguirono avrò compiuto questo percorso non so quante volte ma sempre con lo stesso stato di meraviglia.

No, alla bellezza non ci si abitua e non ci si può abituare.

Ricordo che quasi come se fosse un bisogno, ogni volta che arrivavo in balconata, mi dovevo fermare davanti ad una delle finestre per osservare il giardino dall’alto, le altane delle abitazioni vicine e salutare la Basilica dei Frari. Solo dopo aver compiuto questo breve rituale, potevo congedarmi e scendere nuovamente.

L’idea, il progetto

“Esistono cause importanti al servizio delle quali si elaborano progetti innovativi, concepiti in modo chiaro, che portano un soffio di novità, ma che per concretizzarsi hanno bisogno dell’appoggio stabile di un partner motivato”

Nicole Bru

Nel corso dei secoli, il Casino Zane è appartenuto a diverse famiglie, restando sempre un’abitazione privata con la sua elegante facciata e il suo giardino privato.

Se oggi lo possiamo ammirare in questo stato e soprattutto frequentare, è grazie all’intervento della mecenate francese Mme Nicole Bru che per anni è stata alla guida dei laboratori farmaceutici UPSA. 


Ricercatrice, imprenditrice di talento, amante di Venezia, Nicole Bru vi si è recata spesso in compagnia del marito Jean Bru. Avevano un sogno comune: poter realizzare qualcosa per Venezia, da sempre capitale culturale e crocevia di scambi artistici internazionali.

Nel 2006 Mme Bru scopre e si innamora di questo luogo dal fascino discreto, lontano dai circuiti turistici. E’ il colpo di fulmine e la promessa fatta con il marito, si concretizza.

Come ? 


Acquistando questo palazzo del XVII secolo con l’obiettivo di portarlo al suo antico splendore. Iniziano intensi lavori di restauro, accompagnati da accurate ricerche d’archivio, con lo scopo principale di restituire questo luogo alla sua storia e far ritrovare all’edificio lo spirito dell’epoca e creare un luogo dedicato alla musica, arte che fu la sua vocazione originaria.

Sul sito del centro di musica potete visionare un interessante video del restauro.

Le Centre de musique romantique française

Il Palazzetto Zane diventa quindi il Palazzetto Bru Zane, sede del centro di musica romantica francese, il cui obiettivo è la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale francese del grande Ottocento (1780 – 1920). 


Attraverso un’attenta ricerca musicale la missione del centro di musica è far riscoprire i compositori poco noti e le pagine dimenticate di compositori noti del romanticismo francese.

L’attività del Palazzetto Bru Zane arriva così a dissodare terreni ancora vergini: manoscritti inediti, fondi privati, raccolte non catalogate. Il lavoro dei ricercatori è presentato nel corso di convegni e valorizzato dall’edizione di libri e partiture. La produzione di concerti a Venezia, in primis nella magnifica sala del Palazzetto ma anche in altre location della città (come la Scuola Grande San Giovanni Evangelista)  e nel resto del mondo, dà vita a opere rare, alcune delle quali mai eseguite in pubblico, nemmeno quando l’autore era ancora in vita. 


Viene compiuto così un enorme lavoro di sensibilizzazione, che da qualche anno tocca anche i più piccoli con il progetto didattico “Romantici in Erba” che coinvolge con successo quasi mille alunni e una quarantina di classi delle scuole elementari della regione Veneto.

Vi ho incuriosito? Avete voglia di partecipare ad una visita o assistere ad un concerto? Qui di seguito alcune informazioni utili:

Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française

San Polo 2368 – 30122 Venezia

bru-zane.com

Visite gratuite guidate, tutti i giovedì pomeriggio:

ore 14.30: in italiano

ore 15.00: in francese

ore 15.30: in inglese

Il calendario dei concerti a Venezia