Grande attesa per la Festa Veneziana sull’acqua che, da venerdì 18 febbraio, si trasferisce in Arsenale in un inimitabile teatro a cielo aperto per celebrare “Remember the Future”, il Carnevale di Venezia 2022 con uno straordinario spettacolo sull’acqua, elemento con cui la città ha creato il suo legame più forte e che quest’anno festeggia i 1600 anni dalla sua fondazione. Nebula Solaris verrà riproposta due volte al giorno per un totale di 9 nove serate: venerdì 18, sabato 19 e domenica 20 febbraio e da giovedì 24 febbraio a martedì 1 marzo con due repliche giornaliere alle 18.45 e alle 21.15. Lo spettacolo sull’acqua è curato da Opera Fiammae e Viorica con la regia di Anton Bonura, che daranno vita ad una memorabile serata di giochi di acqua e fuoco con una narrazione onirica che trasforma in arte gli elementi di aria, terra, acqua e fuoco creando visioni immaginifiche di mondi sommersi e civiltà future. Su imbarcazioni e chiatte galleggianti, allestite e scenografate con installazioni metalliche con il fuoco, fra le fiamme e sulle acque antistanti la darsena dell’Arsenale, gli artisti si esibiranno in un repertorio tra giochi, attrezzature sceniche, acrobati, visionari delle bolle di sapone e mirabolanti evoluzioni del Flyboard.
BIGLIETTI E PRENOTAZIONE Compatibilmente con la situazione pandemica e la relativa normativa di riferimento, lo spettacolo è solo su prenotazione sul sito ufficiale del Carnevale di Venezia www.carnevale.venezia.it o acquistabile nei centri predisposti alla distribuzione e vendita dei titoli.
Sia i biglietti gratuiti per i residenti che quelli a pagamento possono essere acquistati online o esibendo un documento d’identità, nei punti vendita Vela Venezia Unica di: Piazzale Roma, Tronchetto, Mestre Piazzale Cialdini, Correr Piazza San Marco, Dolo e Sottomarina. I biglietti sono strettamente personali, non cedibili, non rimborsabili e non modificabili. Il titolo d’ingresso può essere stampato o presentato su smartphone. Per l’occasione è disponibile un collegamento acqueo speciale dedicato SOLO ai possessori di biglietto per lo spettacolo, linea Carnevale-Arsenale CA.
COME ARRIVARE In Vaporetto Da S. Marco-S. Zaccaria “A” a Torre di Porta Nuova\Arsenale: corse a partire dalle ore 17.30 (per lo spettacolo delle 18.45) e dalle ore 20 (per lo spettacolo delle ore 21.15); da Torre di Porta Nuova\Arsenale a S. Marco-S. Zaccaria: corse alla fine di ogni spettacolo.
L’accesso a bordo è consentito con il biglietto per lo spettacolo e con i seguenti titoli di viaggio Actv: biglietto A\R da €5,00 dedicato esclusivamente alla linea CA, biglietti a tempo (1, 2, 3, 7 giorni), abbonamento Rete Unica, biglietto Rete Unica o carnet (riservati alle tessere Venezia Unica abilitate alla rete di navigazione).
A Piedi Per raggiungere a piedi l’Arsenale l’ingresso è dai Bacini – Arsenale Nord. Partendo da Piazza San Marco si potrà raggiungere la zona dello spettacolo in 25 minuti passando per San Francesco della Vigna, direzione Bacini, e procedendo poi per la passerella che collega la Celestia all’ingresso dei Bacini lungo il muro di confine Nord dell’Arsenale.
Per l’ingresso nell’area dello spettacolo sarà necessario esibire il Green Pass “rafforzato”, verrà effettuata la misurazione della temperatura, e potranno essere effettuati controlli di sicurezza. Obbligo di mascherina FFP2.
Emozione, adrenalina, allegria, ecco ciò che accomuna il volo dell’angelo e lo “svolo” dell’aquila, i due eventi clou che sono ormai diventati parte integrante della programmazione del Carnevale di Venezia e che riuniscono migliaia di spettatori nella splendida cornice di Piazza San Marco.
Il primo apre ufficialmente la manifestazione, il secondo invece ne sancisce la chiusura.
Ma quali sono le origini di questi due voli?
Il Volo dell’Angelo ha una tradizione molto antica in quanto fece la sua comparsa nel Carnevale di Venezia nella seconda metà del 500.
In questa occasione un giovane acrobata turco riuscì, aiutato solo da un bilanciere, ad arrivare alla cella campanaria del Campanile di San Marco camminando sopra una lunghissima fune che partiva da una barca ancorata sul molo della Piazzetta. Nel percorso di ritorno invece raggiunse la balconata del Palazzo Ducale, porgendo i suoi saluti al Doge. Fu un’impresa spettacolare che riscosse molto successo tanto che l’evento, subito denominato Svolo del turco venne riproposto anche nelle successive edizioni del Carnevale come cerimonia ufficiale.
Per parecchi anni si esibirono solo funamboli di professione, poi anche molti giovani che volevano dimostrare il proprio coraggio e le proprie abilità.
Lo Svolo del Turco, nelle varie edizioni, subì diverse modifiche. Per molti anni, fu fatto scendere, a grande velocità, dal campanile fino alla loggia del Palazzo Ducale, un uomo vestito con delle ali e legato ad una fune con anelli metallici. Da questa modifica venne coniato il nome Volo dell’Angelo.
L’evento si tenne con queste modalità fino al 1759, quando l’esibizione finì in tragedia con la caduta dell’acrobata che si schiantò al suolo tra la folla inorridita. A seguito di questo tragico incidente, l’appuntamento fu vietato e il Volo dell’Angelo venne sostituito dal Volo della Colombina. Al posto del funambolo veniva infatti lanciata una grande colomba di legno che nel suo tragitto, partendo sempre dal campanile, liberava sulla folla fiori e coriandoli.
Sarà solo a partire dal 2001 che il volo dell’angelo verrà effettuato nuovamente da un’acrobata riportando in vita l’antico rito di omaggiare il doge che proclama l’inizio del Carnevale di Venezia in un tripudio di coriandoli. Dal 2010 l’acrobata è stato sostituito dalla vincitrice del concorso della Festa delle Marie. Un’altra curiosità è data dal fatto che dalla cella campanaria, si scendeva verso Palazzo ducale ma grazie all’intuizione di un direttore artistico di qualche Carnevale fa, l’Angelo viene fatto arrivare direttamente sul palcoscenico. Un complesso di cavi e contrappesi rende possibile questo volo senza danneggiare la città e nel pieno rispetto della sua architettura.
E’ stata Linda Pani, 20 anni, Maria della scorsa edizione del Carnevale, a rappresentare l’angelo di quest’anno.
Una giornata di sole e piena di colori (soprattutto l’arancione, data la presenza di Aperol, sponsor della manifestazione …) quella che ha fatto da sfondo al lancio della giovane Linda.
Ore 12, mi posizione a lato del palco, la piazza è gremita di gente, naso all’insù in attesa del lancio, a immaginare come sarebbe stato, a che velocità sarebbe scesa.
E se fossi io al suo posto, con 20 anni di meno ovviamente, lo farei? Oh sì, certo che mi lancerei sulla piazza più bella del mondo, con un vestito creato apposta per l’occasione.
Infatti, le parole di Linda a volo avvenuto, lo confermano.
“E’ stato fantastico, un sogno che si realizza, non dovevo piangere ma non sono riuscita a trattenere le lacrime e commuovermi, è stato brevissimo ma intenso, è proprio “volato”. Mi ero sempre ripromessa, fin da piccola, di non salire mai sul campanile di San Marco senza poterci scendere come l’Angelo, e così ho fatto: oggi è stata la prima volta che salivo lassù. E’ stata energia pura, a parole non si può descrivere, il pubblico che ti guarda, ti saluta, il sole, la Piazza, sono felicissima, un’esperienza meravigliosa. Un bel messaggio dopo l’acqua granda di novembre che dimostra come la città si sia ripresa subito, Venezia è salva ed è dei veneziani e non veneziani che la amano”.
Una Linda emozionata e forse ancora incredula per l’impresa compiuta, quella che arriva sul palco con uno splendido abito creato dall’atelier Stefano Nicolao.
Evidente l’ispirazione al tema ufficiale del Carnevale: un cuore che simboleggia l’amore, il gioco della gonna che ricorda quasi una giostra e la follia di mescolare dei materiali creati apposta per l’occasione.
L’abito è composto, nella parte superiore, di un bustino in seta arancione con effetto laminato doppiato in macramé aranciato, di un cuore frontale ricamato con pietre e cristalli veneziani, le maniche ad ala in doppio cristal plissé e, sul collo, oro e piume oro e bianche. L’ampia gonna invece, articolata in molteplici spicchi, con un abbassamento in macramé aranciato, si completa di sottogonna armata, calze e calzature.
Vi consiglio di visionare il video della creazione disponibile sul sito dell’atelier.
Il volo dell’Angelo 2020
Il volo dell’Aquila
Visto il successo del Volo dell’Angelo, da qualche anno a questa parte è stato istituito un altro volo acrobatico sulla folla festante di Piazza San Marco: il volo dell’Aquila, appuntamento mirato a far rivivere le tradizionali “machine” sceniche che venivano usate nella Serenissima durante l’epoca rinascimentale, quando turchi, apparati scenici, barche e animali “svolavano” su Piazza San Marco.
I protagonisti? Solitamente campioni dello sport italiano, come la pattinatrice artistica Carolina Kostner (2014) o la campionessa paralimpica Giusy Versace (2015).
Quest’anno si è cimentato il campione di discesa libera Kristian Ghedina.
Ho avuto la fortuna di incontrarlo alla vigilia del lancio e la sua allegria è contagiosa:
“Sono contento, è un privilegio non da tutti. Io avrò la fortuna di poter vedere Piazza San Marco gremita di gente dall’alto. Stare in aria è sempre stata la mia passione, non sono preoccupato, è un evento che si fa da anni, tutto è perfettamente strutturato.Scenderò con una bandiera importante, quella dei campionati mondiali di sci alpino di Cortina 2021. E’ un mondiale che rappresenta tutta la nazione e posso portare l’italianità in giro nel mondo. Ovviamente c’è un po’ di paura per domani, ma sono un fatalista, vivo alla giornata. Con il mio mestiere è normale, c’è sempre un po’ di tensione che aumenta quando ci si avvicina all’evento. La definirei piuttosto tensione da prestazione”.
Il suo rapporto con Venezia? La considera una città bellissima, ma la frequenta poco, bisogna viverla per poterla apprezzare al meglio. Infatti rivela:
“sono sempre di fretta, e forse qui diventerei matto per i tempi che la città ti impone, visto che devi spostarti sempre a piedi. Noi siamo degli zingari vagabondi, gli impegni aumentano sempre di più e sono costantemente in giro con la valigia sempre pronta”.
Ma eccoci a domenica. Una giornata particolare, cielo grigio e nell’aria è palpabile la preoccupazione per il diffondersi del coronavirus.
Questa volta faccio meno fatica a raggiungere la Piazza, c’è molta meno gente rispetto alla domenica precedente, quasi nessun blocco e le calli sono facilmente percorribili.
Purtroppo in tanti si stanno preparando a lasciare Venezia e chi sarebbe dovuto venire solo in giornata ha cambiato i suoi programmi. Ho la sensazione che ci sia la voglia di portare avanti la festa ma la testa è altrove.
La grinta e il sorriso di Kristian Ghedina restano però intatti.
Sulle note di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin nella versione di Santana, Kristian Ghedina si è lanciato dal campanile di San Marco con ai piedi i suoi immancabili sci diventati, come lui stesso sostiene, orami un prolungamento dei suoi piedi, e riuscendo a rievocare in volo la spaccata fatta a 140km/h sullo schuss finale di Kitzbuhel nel 2004, una delle sue “folli” imprese sugli sci diventate, poi, storia. Tra le sue mani, come annunciato, la bandiera dei Mondiali di Cortina 2021 di cui è Ambassador.
E vogliamo parlare del costume che ha indossato? Un abito di carte da gioco e sulle spalle un cuore rosso fuoco, creazione dell’Atelier Pietro Longhi. Un costume che lo stesso Ghedina ha definito da “samurai” e che lo rappresenta perfettamente perché i samurai sono dei combattenti.
“Un vestito azzeccato per la mia figura, per quello che ho incarnato nella mia carriera sportiva. Mi piace combattere contro le difficoltà.
Interpretare l’Aquila per me è stato un privilegio, stare in aria è sempre stata la mia passione e aver avuto l’opportunità di “sciare” sulla piazza più bella del mondo è stata un’emozione».
Volo dell’aquila con Kristian Ghedina e Cristina Chiabotto
Fin da piccola ho sempre adorato le storie. Inventarle, scriverle e soprattutto farmele raccontare.
I miei nonni sono stati sicuramente i miei narratori preferiti. Da loro ascoltavo di tutto: dalle classiche favole ai loro racconti di vita, di un tempo che non ho mai conosciuto, ma fortemente immaginato.
Oggi non ho più nessuno seduto accanto a me con un libro tra le mani ma c’è Venezia, che con il suo carico di storia (e), aneddoti e leggende, non lascia deluso a chi sa prestare ascolto.
La festa delle Marie è una nuova storia che si lascia allegramente raccontare.
Non si tratta di una festa inventata come ad esempio la regata storia, nata nel 1896 in occasione delle feste della Esposizione internazionale d’arte (l’odierna Biennale), ma di un fatto storico realmente accaduto.
Con la “Festa delle Marie” si rievoca, in chiave moderna, la storica tradizione che vedeva il Doge di Venezia portare in omaggio, ogni anno, a dodici bellissime e umili fanciulle veneziane gioielli dogali come dote per il matrimonio.
Sin dal IX secolo, durante la festa della Purificazione di Maria che aveva luogo il 2 febbraio, venivano benedette le coppie che si sarebbero sposate entro l’anno. La benedizione avveniva nella chiesa di San Pietro di Castello, da cui ancora oggi parte il corteo, e tra le donne che ne prendevano parte venivano scelte le dodici più povere. Esse venivano vestite con sfarzosi abiti e gioielli preziosi, tutti oggetti prestati dalle principali chiese della città.
Le cronache narrano che il 2 febbraio 973, nel bel mezzo della celebrazione religiosa, una banda di pirati dalmati, rapì le spose insieme ai loro gioielli. I pirati furono inseguiti e raggiunti nei pressi delle lagune di Caorle, dove i veneziano si vendicarono uccidendo i dalmati e recuperando le spose. Per ringraziare la Madonna della sua intercessione, venne istituita la festa delle Marie.
Successivamente la festa assunse connotati più laici che religiosi e le Marie, come venivano chiamate le novizie, venivano fatte sfilare lungo il Canal Grande con un corteo di barche. Non potevano certo mancare i commenti sarcastici degli uomini sulle ragazze in mostra o quelli carichi di invidia delle famiglie escluse ; il corteo si tramutò ben presto in un’autentica gazzarra, tanto che le autorità vietarono l’esibizione dal vivo delle ragazze, facendo sfilare al loro posto dei manichini di legno, soprannominate “Marione” o “Maria de tola” (cioè di legno). Con questa nuova impostazione la festa perse molto del suo senso originario e insieme ad esso il favore dei veneziani che reagirono cercando di sabotare la festa, la quale venne successivamente abolita.
La rievocazione si deve al regista e storico della musica Bruno Tosi e oggi è un appuntamento immancabile all’interno del Carnevale veneziano.
Le Marie vengono scelte all’interno di un concorso organizzato dall’associazione “Venezia è… (Storia arte cultura) e indossano i costumi tipici della tradizione veneziana ai tempi della Serenissima e acconciature di fine 1400 che si ispirano ai personaggi dei dipinti di Vittore Carpaccio.
Come da tradizione il corteo parte da San Pietro di Castello percorrendo via Garibaldi e Riva degli Schiavoni fino ad arrivare sul palco di Piazza San Marco, sedute su portantine trasportate in spalla da giovani gondolieri e 43 sportivi.